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Carla Terzo episodio: Avevo troppa fame


di whymax
20.03.2022    |    202    |    0 6.0
"Era stato volgare ed umiliante, ma con il mio solito orgoglio cercai in fondo al barattolo delle mie energie, quelle che servivano per affrontare anche una..."
Usciti da casa di Franco, dopo pochi minuti di strada ricominciamo a sentire la stanchezza che era davvero tanta ma lo stomaco vuoto suonava anzi tuonava in modo prepotente, in fondo eravamo usciti per una cena mai sostenuta e di energie ne avevamo perse parecchie, un pensiero però ci raggiunse ad entrambi dopo l'ennesimo serie di tuoni in stereo da entrambe le pance. Un flash ci ricordò che a casa avevamo finito praticamente ogni cosa soprattutto da sgranocchiare velocemente senza fare fatica, e poi a letto senza cena ancora si poteva fare ma la colazione? Mancavano persino latte e biscotti. Fu così che decidemmo di raggiungere l'unico posto aperto a quell'ora; dovevamo recuperare qualcosa da mangiare. Solo un piccolo problema ci si presentava davanti, l’autogrill in autostrada era sicuramente aperto ed era a pochi minuti da noi ma io ero in uno stato pressoché pietoso per i comuni mortali, Dani un po' meno ma quando ci avvicinammo alle vetrate del ristorante, chiuso, portammo sbirciare che comunque all'interno non vi era nessuno, fuori niente auto, ci guardammo negli occhi ed in sintonia decidemmo di entrare avremmo potuto mangiare un panino subito e comprare i biscotti per domani. I posti a sedere erano pochi, trovammo posto ed io mi sedetti subito lasciando a Dani il compito di scagliare e pagare alla cassa. Neanche un minuto ed entrarono due ragazzi sotto la trentina, probabilmente di ritorno da una discoteca. Notai subito che facevano dei commenti e sorrisini, mentre mi guardavano. Si sedettero proprio di fronte a me. Non bastava il mio stato pietoso ero anche vestita da vera troia, la camicetta bianca trasparente era coperta dalla giacchetta nera ma indossavo quella gonna corta che seduta lasciava intravedere le autoreggenti smagliate e bucate dall’impeto della serata, come il resto del mio corpo, scarpe comprese, era tutto imbrattato e macchiato da non so bene quale dei tanti liquidi corporei, faccia e capelli scatti completavano il quadretto. La borsetta mi cadde involontariamente e per raccoglierla lasciai abbondantemente scoperte le cosce e parte del culo agli occhi dei due ragazzi. Le mie intenzioni non erano certo bellicose avevo solo fame ed anche se l'esibizione è un gioco che mi piace sempre fare, mi sentii davvero a disagio, informai comunque subito mio marito nel frattempo tornato al tavolo in attesa del riscaldamento della pietanza. Seduto di fronte e quindi nell’impossibilità di osservare la coppia; osservava divertito il mio disagio, non sapevo come comportarmi e chiedevo aiuto a mio marito che quella sera era rimasto decisamente in un loop di fantasie e perversione nonostante la sua stanchezza, i suoi occhi tornarono a brillare di energia erotica e dalla sua bocca uscirono delle parole che in altri momenti mi sarebbero risultate normali ma in quel momento mi spiazzarono: "vediamo se sei così zoccola da rimorchiarne almeno uno e farti scopare ancora stasera” sul suo viso si stampò un sorriso degno di un collegiale che ti indica la sfida per entrare nella confraternita, poi aggiunse: “tanto hai già i buchi allargati che sarà mai." con una sottile sadica risatina. Era stato volgare ed umiliante, ma con il mio solito orgoglio cercai in fondo al barattolo delle mie energie, quelle che servivano per affrontare anche una sfida che in quel momento sembrava impossibile e trovai la forza per controbattere alla provocazione. Ritrovare l'eccitazione non era facile anche se l'idea perversa di mio marito in altri momenti mi avrebbe eccitato solo al pensiero. Quella richiesta al rilancio così folle in quel momento mi sembrava solo un lavoro al quale Carla la troia poteva e doveva riuscire a svolgere. Ritrovare le forze anche solo per pensare di muovermi per un lavoro sarebbe stato davvero impossibile se non si fosse trattato di sesso e si sa l'adrenalina per quello scopo fa miracoli; infatti presi fiato, scostai un po’ la sedia, in modo che i due potessero vedere meglio lo spettacolo e rimasi per un po’ con le cosce leggermente larghe, avevo persino una luce di una lampada accesa poco più in là puntata proprio li in mezzo alle gambe ad agevolare il nuovo gioco. Il mio viso senza trucco e con tracce di sperma rinsecchito qua e là, assieme ai miei capelli trattati con ogni genere di liquido corporeo, parlavano abbondantemente della serata trascorsa e della persona che potevano avere di fronte, così iniziai a fare una serie di accavallamenti e scavallamenti che facevano salire sempre più la gonna, lasciando ancor più alla luce il mio sesso depilato gonfio ed ancora arrossato, i loro sguardi erano sempre più concentrati in mezzo alle mie gambe; era impossibile non accorgersi del paesaggio che il mio gioco senza pudore mostrava. L'eccitazione mentale che l'efficacia del mio gioco mi dava, mi regalava altra energia per andare sempre più avanti. Continuai per un po’ intanto che Daniele mi elencava ogni tipo macchia presente su di me e sul come ci era arrivata, fino a quando mi sembrò di notare il rigonfiamento dei pantaloni di uno dei due e pensai che era venuto il momento di fare una mossa decisiva per invogliarli ad agire, quel bastardo di mio marito nell’umiliarmi con quelle parole mi stava facendo tornare anche l’eccitazione fisica. Mi alzai senza porre nessuna attenzione a rimettere in ordine gli indumenti, erano talmente saliti che in piedi si vedevano persino la mie piccole labbra. “Vado in bagno” dissi ad alta voce a Daniele sperando di essere sentita dai due ragazzi e allungai un po’ la strada volutamente passando accanto a loro, mi soffermai alcuni attimi là vicino, come se aspettassi qualcosa ma i loro sguardi si abbassarono ed allora proseguì fino alle scale per poi girarmi verso mio marito, controllando anche loro, Daniele guardava il telefonino, faceva finta di niente ma conoscendolo si stava preparando a fare foto o video mentre i due stavano parlando sembrava non considerassero proprio. Mi stavano snobbando, pensai. La stanchezza e la fame invece stavano ritornando e quindi pensai: vabbè forse gli sarò sembrata una puttana a pagamento e pure troppo sfatta e quindi non gli interesso. Continuai il mio percorso verso i bagni in fondo dovevo fare davvero pipì. Invece inaspettatamente, scesa in bagno ma poco prima di entrare venni raggiunta dai due che mi avevano rapidamente seguita e con un: “Ciao bella avevi bisogno di noi?” Mi ritrovai in un attimo anche una mano sul culo ed una sul fianco che mi spinsero gentilmente ma perentoriamente nel bagno degli uomini. All'interno c'erano anche due camionisti fermi davanti agli orinatoi che sbalorditi continuarono a squadrarci ad occhi ben spalancati mentre entravamo in una delle piccole stanzine dei cessi. Non avevo le forze per contrastarli e poi in fondo era quello che volevo. Li lasciai fare dimostrando trasporto, era nel mio ruolo. Una volta dentro cominciarono a sfilarmi rapidamente la giacca, subito anche la camicetta e la gonna che volarono in non so quale altro stanzino, autoreggenti e scarpe fecero da li a poco la stessa fine, volevano umiliarmi dopo il mio invito spavaldo e volevano vedermi completamente a loro disposizione ovviamente lurida nella mia troiaggine. Le loro mani ormai mi raggiungevano ovunque bramose ed incuranti perfino delle croste di sperma sconosciuto ancora presenti su tutto il mio corpo. Non si preoccuparono neanche di chiudere la porta ero potenzialmente alla vista di chiunque, dai due camionisti ovviamente e dopo poco anche mio marito Daniele era diventato uno spettatore, telefonino alla mano. Mi fece l'occhietto senza farsi accorgere ed io ero troppo presa dai due che intanto mi avevano costretto ad abbassarmi e nuda, in ginocchio, sbottonavo la patta al primo, mentre il secondo che lo aveva già tirato fuori me lo frustava sulla guancia. "Sei una bellissima troia prendimelo tutto in bocca brutta porca." mi diceva uno, "A me devi leccare bene la cappella puttana.” Continuava l'altro. Presi i due cazzi in mano e feci il mio lavoro, li passavo sui capezzoli e sulle labbra e visto la vicinanza dei due, me li infilai anche in bocca insieme accennavo mugolii di piacere mentre li spompinavo e loro continuavano a regalarmi parole sempre più volgari che a me sono sempre risultate gradite anche se finte ma in questa situazione erano vere ed umilianti più che mai ma anche appropriate me le meritavo ampiamente e ne godevo di quello. Mio marito, intanto ed i camionisti che come spettatori non paganti, da fuori, commentavano anch'essi in modo spinto ed anche questo mi eccitava, la mia vena esibizionista era completamente scoperta. Alcune frasi erano da veri registi, infatti proprio su loro ordine, uno dei due mi giro dietro costringendomi a pecorina per iniziare a scoparmi. Con il primo colpo entrando nella vagina mi spinse in avanti e per non cadere dovetti appoggiare le mani sul pavimento decisamente lurido. Ora ero a 4 zampe sul pavimento e non potevo certo usare più le mani per aiutarmi nel pompino, così anche l'altro cazzo entrava sempre più in profondità nella mia gola schiacciando il pube sul mio naso tanto da farmi soffocare in alcuni istanti. L'altro che sembrava volesse raggiungere il suo compagno attraverso la mia figa, mi scopava dandomi dei colpi che mi facevano avanzare sempre più fuori dallo stanzino. Finimmo proprio in mezzo al bagno degli uomini. Abusarono di me giusto il tempo di realizzare che avevo ancora delle energie per venire di nuovo così ancor più soddisfatti dal mio orgasmo, quello con le mani sui miei fianchi, tolse di colpo il suo attrezzo da dentro di me e disse al suo amico: "Voglio vedere la faccia di questa troia coperta dal nostro sperma contemporaneamente.” Al solo sentire queste parole iniziai un altro leggero orgasmo tremolante, non potevo emettere nessun genito per il gonfio pisello che mi scopava la bocca. "Adesso ti riempiamo di sborra. Vero che la vuoi troia?" riuscii a dire solo "Sii la voglio" Mi rialzai giusto in tempo per trovarmeli di nuovo tutti e due davanti, misi le mie mani dietro la schiena e con la lingua che picchettava di nuovo entrambi i membri in attesa del loro orgasmo. Sentii le cappelle gonfiarsi e un primo schizzo del fiume di sborra calda mi riempì quasi la bocca. La spinsi fuori come loro volevano, finendo sulle guance e sui seni, gli schizzi dell’altro per l’impeto, finirono ancora una volta sui miei capelli sempre più sfatti, sulla fronte ed in un occhio, non potevo pulirmi lo sperma dall’occhio con le mani luride avrei voluto vedere bene i due ragazzotti spompati ma cecata almeno da una parte riuscì solo a scorgere, con l'altro occhio, i due camionisti finora solo guardoni, avvicinarsi rapidamente con due cazzi diritti fuori dal comune, sembravano due pali per come erano duri ed anche se quella sera avevo sentito in corpo ben altro quelli mi facevano comunque paura forse perché la stanchezza mi rendeva meno elastica in tutto.
E mentre gli altri due andavano agli urinatoi per svuotare le loro vesciche schizzando in ogni dove con i loro cazzi ancora rigidi, non fecero altro che con i piselli in mano, di dare rapidamente il cambio ai primi, dicendo: "Dai bella puttanona che dobbiamo ripartire; facci godere anche a noi e in fretta" l’altro continuò dicendo: “Lo sappiamo che ne vuoi ancora ah ah ah.” Non so come mi usci, ma facendo la finta santarella timidamente dissi al più “robusto” dei due: “Non vorrai mica mettermi quel coso nel mio buchino?” Senza rispondermi entro nello stanzino del cesso chiuse l’asse e si sedette sopra, poi con un cenno mi indico il suo palo e mi disse: “Mi hai dato proprio una bella idea avanti non farmi aspettare.” Mentre mi sedevo su di lui, sul suo cazzo teso, con la faccia coperta di sperma colante mi sentivo una vera puttana da strada, sicuramente era così che mi stavano trattando ma era anche esattamente ciò che mi sentivo cioè a disposizione di tutti. Allargai bene le gambe anche per mostrare lo spettacolo di quel membro teso che scivolava lentamente ma in un sol colpo dentro il mio sedere Non feci in tempo nemmeno a lanciare un gemito di dolore, mi bruciava come avevo previsto, che l'altro mi prese la testa e con le mani dietro la nuca mi infilò il cazzo tra le labbra fino in gola per poi pompare avanti e indietro a ritmo con lo stantuffare del collega come se non fosse la prima volta che trombassero insieme. Vennero quasi contemporaneamente inondandomi il culo e tanto per cambiare di nuovo tutta la faccia di sperma. "Sei proprio una grande mignotta, sappiamo che oggi è gratis ma per la prossima volta, chiedi pure quanto vuoi." mi disse uno dei due camionisti. "Forse lo farò se mi spaccate ancora il culo così, maiali." Certo gli risposi per le rime ad alta voce ingenuamente ma soprattutto mentre i due si erano già allontanati con la porta socchiusa dei bagni volevo farmi sentire, ma da chi forse da chiunque era ancora lì, ero finita io nel loop della perversione. Daniele tra l’inebetito ed il divertito aveva ripreso tutto facendo finta di niente rimanendo in po' defilato ma sapevo che stava godendo mentalmente, di questa situazione incredibile.
Cercai la carta igienica ma era terminata come gli asciugamani di carta e le calze erano finite proprio come una scarpa in un water pieno di escrementi non scaricati, il resto era finito sul pavimento vicino agli urinatoi, probabilmente ora macchiato anche dall’urina dei due precedenti amanti e di chissà chi altri. Abbandonai le calze ormai immettibili ed indossai il resto rimettendomi anche la scarpa con il laccetto e tacco sporco di merda, decisi di lavarmi solo le mani asciugandole sulla gonna autopunendomi per quella azione esagerata ero peggio di una puttana da strada e meritavo di essere esposta a tutti così, se prima ero sfatta figuriamoci ora, addirittura piena di sborra fresca. Daniele non la smetteva di ridere mentre continuava a riprendere tutto.
Tornammo su e sia i due ragazzi come i camionisti se n'erano andati, mio marito andò a prendere dei panini ormai tornati freddi, lasciandomi tornare sola al tavolino. Non mi importava anzi mi piaceva sentirmi così sporca ed osservata anche se ormai solo dal barista di turno l’unico rimasto a quell’ora che mentre riscaldava di nuovo i panini mi guardava con la coda dell’occhio cercando di fare il discreto senza proferire parole anche se lo vidi da dietro la finestra della cucina ci squadrava chissà forse era schifato o forse era solo un gran timido.
Finimmo la nostra “cena” e ripartimmo verso casa ed arrivati davanti, pensai, altre volte ero rientrata senza ripulirmi ma questa volta sentivo che quell’esagerazione era assolutamente da documentare, non so per chi, forse solo per sapere di averlo fatto davvero, quindi per non far mancare niente al resoconto, già discretamente dettagliato dalle foto e video fatti da Daniele, riaccesi il cellulare in modalità selfie, e chiesi a Daniele di farmi scendere dall'auto davanti alla rampa dei box e poi riportare da solo la macchina in garage. Con un po' di preoccupazione Dani fece ciò che richiesi, qua ci conoscevano tutti e davvero pochissimi mi avevano già vista “vestita” in quel modo e soprattutto mai sola davanti a casa. Ma l’autopunizione continuava e volevo registrare tutto davvero come un gran finale, quindi camminai da sola alcune decine di metri, facendo il giro dello stabile per arrivare alla porta d'ingresso principale del palazzo con in mano il telefono ed arrivata al portone, aspettai anche un paio di minuti che Daniele arrivasse dall'interno per aprire, poi nell’androne illuminato mi tolsi tutto tranne i tacchi e consegnai quelli stracci a Daniele dicendo: “vai a buttarli nel cassonetto di fronte a casa. Ti aspetto qui” ed entrai in ascensore. Con un sorriso complice e gli occhi innamorati, mi disse: “sei davvero una gran troia e sono davvero fortunato ad averti sposato”. Le porte si chiusero e poco dopo senti il portone chiudersi, aspettai nuda coperta da tutti gli incredibili resti della serata girata di spalle alle porte con il cellulare in mano che riprendeva la mia figura riflessa dallo specchio interno all'ascensore e negli attimi in cui aspettavo il ritorno di Daniele pensai che se anche mi avesse scoperto qualcuno, era forse giunto il momento per fare davvero sapere a tutti cosa mi piaceva fare, sentii ancora il portone e senza girarmi aspettai che le porte si aprissero, non sapevo se essere felice o delusa di rivedere Daniele ma quando mi girai regalai a Dani un bacio che avrei voluto non avesse mai fine, le porte si richiusero e salimmo al 15 piano, l'ultimo, il nostro. Camminai ancora pochi metri ed entrai nella nostra tana, aspettai davanti alla portafinestra della camera che dava sul vuoto della città ancora leggermente addormentata e quando Daniele ebbe finito di spogliarsi entrammo nel letto insieme, chiudemmo le tapparelle e l'ultima immagine prima di spegnere la luce fu quella dei nostri visi felici, vicini, vicini poi finalmente posai il cellulare e ci addormentammo in un bellissimo abbraccio.




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